La supplementazione con omega-3 a lunga catena durante il terzo trimestre di gravidanza promuove la
Gli effetti della supplementazione durante la gravidanza con omega-3 a lunga catena (tipicamente presenti nel pesce) è oggetto di una costante attività di ricerca clinica. In questo studio, randomizzato e in doppio-cieco, è stata paragonata l’assunzione quotidiana, a partire dal terzo trimestre di gravidanza, di 2,4 g di omega-3 a lunga catena (55% EPA e 37% DHA), confrontati con 1 g di olio d’oliva (contenente il 72% di acido oleico e il 12% dell’omega-6 acido linoleico); la ricerca rientra nel più ampio progetto danese Copenhagen Prospective Studies on Asthma in Childhood, avviato per chiarire in primo luogo il rapporto tra abitudini (alimentazione e stile di vita) della gestante e rischio di asma nella prole. Alla nascita, è stato possibile documentare alcune differenze significative tra i due gruppi di neonati nati da madri oggetto, o non oggetto, della supplementazione con omega-3. Si è osservato tra i primi un piccolo aumento della durata della gravidanza (+ 2 giorni in media), un maggior peso alla nascita (+ 97 grammi) e dimensioni percentili del neonato superiori rispetto a quelle attese per età gestazionale (dimostrando così che la crescita fetale non può essere ascritta solamente ai giorni di gravidanza in più perché, in questo caso, ad aumentare sarebbe stato soprattutto il peso). Si tratta di risultati positivi, perché neonati piccoli e sottopeso per età gestazionale sono esposti a maggiori rischi di salute negli anni successivi. I meccanismi biologici che possono sostenere questi risultati sono due, spiegano i ricercatori: da un lato, l’apporto di omega-3 a lunga catena modifica il quadro delle prostaglandine coinvolte nell’induzione del parto; dall’altro, gli omega-3 a lunga catena, riducendo la viscosità del sangue, aumenterebbero il flusso ematico alla placenta, con vantaggio della crescita fetale.